Gocce di Veleno 4

Gocce di Veleno 4

Chi ricorda l’Afghanistan e la sua lunga guerra spacciata inizialmente per semplice missione umanitaria? “Noi ci abbiamo creduto” è il titolo di un libro, ma avrebbe potuto essere la rivendicazione delle migliaia di militari italiani che si sono avvicendati per 20 anni in Afghanistan. Del volume è autore Marcello Bellacicco, alpino, comandante del Regional Command West, a Herat. La presentazione, alla Camera dei Deputati, è cominciata con la lettura dei nomi dei 53 militari morti in quella guerra. Poi le testimonianze, quella del generale Bellacicco in primis con riflessioni e ricordi di rapporti umani, di valori, di amarezza. Afghanistan: venti anni di aiuti a un popolo orgoglioso che è stato poi lasciato solo, in nome della realpolitik. Ha raccontato il portavoce della nuova resistenza afghana che il Paese è ora nelle mani di una ventina di gruppi terroristici, ospiti dei Talebani. E della Cina che ha già messo le mani su tutto quanto possa interessarla. I terroristi stanno bussando alla porta della Corea del Nord, mirano alle sue armi atomiche. Ed è solo l’inizio.

Gocce di Veleno 4

La classifica del dolore

Se un gruppo di stranieri armati invade una località qualsiasi e massacra centinaia di persone disarmate intente alle proprie attività pacifiche, è legittimo angosciarsi e rabbrividire? E se quegli stranieri armati si accaniscono anche su bambini e neonati fino a decapitarli, è legittimo tacciarli di disumanità? Sì, è legittimo e doveroso.
Ora, se familiari, amici e concittadini –poniamo- reagiscono al massacro disumano attaccando e cacciando quei disumani, è legittimo comprenderli e dividerne dolore e reazione? Sì, è legittimo e forse altrettanto doveroso. E se questi familiari ecc. ecc. eccedono nella reazione e causano a loro volta vittime altrettanto innocenti, è legittimo angosciarsi e soffrire per i nuovi succubi? Sì, è legittimo e doveroso: perché il senso di umanità è racchiuso nella condivisione di quei dolori, senza eccezioni e senza sofismi. La pietà é fine a se stessa.

Gocce di Veleno 4

Gocce di Veleno 3

Anni fa nel Sud Sudan, durante i massacri in Darfur, provocai il pianto disperato di un bambino che accompagnava la mamma a raccogliere acqua da un pozzo. Il pupattolo, un esserino nero dalla pelle di seta, era terrorizzato dall’aver visto per la prima volta un bianco. La donna sorrideva e cercava di calmarlo, ma non ci fu nulla da fare, dovetti allontanarmi. Prima ancora di parlare, il piccolo aveva capito tutto. Aveva già visto in me i ministri Maroni e Minniti pagare la Libia e la premier Meloni farlo con la Tunisia, per fermare i migranti – sì quelli infatti rinchiusi torturati violentati e uccisi – e chiudere il confine con il Niger, sì quello dove i disgraziati in fuga dalla fame e dalle milizie di Boko Haram sono stati abbandonati a morire di sete nel deserto. Chissà, quel pupattolo nero dalla pelle di seta aveva già paura di ritrovarsi un giorno abbracciato alla mamma, rinsecchiti entrambi dalla morte fra le sabbie roventi di un deserto umano.