Il ritorno dei Talebani

Sintesi dello Speciale TG1 “Il ritorno dei Talebani” del 3 dicembre 2006
(nota dell’autore: stentai non poco all’epoca a far accettare questo titolo. La preveggenza però non sempre è una magia)

Sono trascorsi 5 anni dalla riconquista di Kabul. Era il 13 Novembre del 2001, appena due mesi dopo l’attentato di Osama Bin Laden alle Torri gemelle preparato qui in Afghamistan. Gli Stati Uniti impiegarono 63 giorni per allestire una coalizione di Paesi amici, sconfiggere i Talebani con l’aiuto dei mujahiddin dell’Alleanza del Nord e riconquistare la capitale.
Subito dopo le Nazioni Unite inviarono l’ISAF (o Aisaf all’inglese): una forza militare a protezione del governo provvisorio di Karzai. Anche i soldati italiani sbarcarono a Kabul. Questi, oggi, fanno parte del contingente di 1000 alpini della brigata Julia schierati nella capitale.
Ma né le elezioni del 2004, né l’intervento della Nato -che nel frattempo ha assunto il comando delle 37 nazioni della coalizione – hanno potuto impedire il ritorno dei Talebani: rientrati nel Sud dal Pakistan, assoldano nuove milizie, si sostituiscono a uno Stato corrotto, stringono nuove alleanze.
Oggi l’Afghanistan può vantare un governo eletto democraticamente, che è però uno dei più corrotti al mondo. Il fertilizzante delle istituzioni è diventato l’arricchimento coi proventi miliardari della droga.
*****
L’Afghanistan produce il 90% dell’oppio mondiale; ne è l’unico esportatore. L’anno scorso n’è andato il 65% all’Iran, il 20 al Pakistan il 15 al Nord; quest’anno l’oppio verso l’Iran è sceso al 52%, verso il Pakistan è aumentato al 30 ed è rimasto quasi invariato verso il Nord. Parte dell’oppio afgano arriva in Iran anche dal Pakistan.
Il 2006 è stata un’annata-record: ancora più soldi per bande criminali nuovi terroristi, e vecchi Signori della Guerra.
“Il papavero è anche un fiore” s’intitolava un vecchio film prodotto con scopi umanitari. In Afghanistan invece il papavero è solo oppio, eroina, denaro, potere. Un contadino afgano guadagna 2 $ al giorno; ma se coltiva papavero da oppio guadagna tre volte tanto. In questi giorni a Kandahar la paga è di 10-12 dollari al giorno. L’anno scorso era bastato che il governo Karzai avesse minacciato di distruggere le colture per farle diminuire del 20%.

******
Un quarto dei passeggeri delle linee aeree afgane trasporta droga. Una delle compagnie apparterrebbe a un potente signore della Guerra, l’uzbeko Dostum, ex viceministro. Inutilmente gli americani hanno chiesto a Karzai di arrestarlo. Per intenderci: suo fratello Ahmad Wali è un narcotrafficante.
Negli ultimi 12 anni, al mondo sono state consumate dalle 4500 alle 5 mila tonnellate di oppio l’anno. Che fine faranno le 1000, 1500 tonnellate prodotte in più quest’anno dall’Afghanistan? Secondo Karzai lo stanno accumulando i servizi segreti pakistani.
Ci dice una esponente dell’organizzazione RAWA per i diritti delle donne afghane. “Il potere è sempre nelle mani dei Signori della Guerra dell’Alleanza del Nord, che hanno ancora incarichi importanti nel governo: Khalili e Zia Massod, entrambi vice di Karzai, sono importanti Signori della guerra e fondamentalisti; Qanuni, presidente del Parlamento, è un altro grande fondamentalista che si è macchiato di gravi crimini. Con Fahim, Sayaf e Abdullah ha rubato gran parte dei soldi degli aiuti internazionali”.
*****
Il regime dei Talebani applicava una personale interpretazione della legge coranica Sharia. Cacciati loro, s’imponeva la ricostituzione d’un tessuto giuridico, compito che le Nazioni Unite affidarono all’Italia. Il presidente di Cassazione Giuseppe Di Gennaro ha coordinato la stesura di un Codice afgano di Procedura Penale, mentre insegnanti di diritto –perlopiù di Paesi quali Egitto, Marocco e Tunisia, dove le tradizioni giuridiche islamiche e internazionali già coesistono efficacemente- tengono corsi di formazione per nuovi e vecchi magistrati. Fra gli allievi, chiamiamoli così, c’è persino qualche ex giudice talebano.
La sottovalutazione del problema-Afghanistan è stata anche economica. Nei primi anni della ricostruzione questo Paese ha ricevuto appena 67 dollari per abitante: quasi un quarto di quanto fu elargito a Bosnia e Timor Est.
Secondo accreditati esperti americani, l’Afghanistan rappresenta lo sforzo di Nation Building con meno risorse nella storia. Per “nation building” s’intende la ricostruzione anche sociale e istituzionale di un Paese, non solo quella delle case.
*****
Il nome di Omar troneggia a poche centinaia di metri da un museo del jihad, la guerra santa. Pensiamo al complice di Osama Bin Laden, il mullah Omar ricercato dai soldati americani e –secondo Karzai- nascosto nella città pakistana di Qetta. Ci dicono potrebbe invece trattarsi di pubblicità: con questo nome si vendono anche shampoo e batterie.
Ideologia e tornaconto: binomio che ricorda il saudita Bin Laden filoamericano, di quando la saudita Delta Oil progettava con l’americana Unocal un condotto attraverso l’Afghanistan: per convogliare nel porto pakistano di Gwadar gas e petrolio delle ex repubbliche sovietiche dell’Asia Centrale.
L’accordo fallì, a causa di alcuni attentati anti-americani
*****
Dalla spianata della Tomba dei Re, grandi e piccoli fanno volare gli aquiloni. Tutto intorno, le cicatrici di Kabul, per la guerra civile degli Anni 90.
Da questa parte c’erano le milizie uzbeche di Dostum; dalle montagne attaccavano quelle di Hekmatyar, il feroce Pashtun ormai dedito al terrorismo. La città porta anche i segni dei bombardamenti americani alla base di Osama Bin Laden, sulla sommità di quell’altura.
Con la sua presenza, il piccolo cimitero ammonisce assai più del cartello sul pericolo delle mine. Qua attorno ce ne sono ancora di quelle seminate dai Sovietici.
*****
I combattenti diretti in Afghanistan transitano comodamente dal Waziristan, piccola regione a cavallo col Pakistan. I Talebani qui sono di casa. Recentemente, il presidente pakistano Musharaf ha fatto un patto di non belligeranza con i capi-tribù Waziri. Da allora, il numero degli attacchi all’Afghanistan è triplicato.
*****
La sottovalutazione del problema-Afghanistan è stata anche economica. Nei primi anni della ricostruzione questo Paese ha ricevuto appena 67 dollari per abitante: quasi un quarto di quanto fu elargito a Bosnia e Timor Est.
Secondo accreditati esperti americani, l’Afghanistan rappresenta lo sforzo di Nation Building con meno risorse nella storia. Per “nation building” s’intende la ricostruzione anche sociale e istituzionale di un Paese, non solo quella delle case. NELLA FOTO: con un comandante Hazara su un carro russo

Nota: come sia fallita la missione occidentale in Afghanistan è noto. Genesi, retroscena, combattimenti e confessioni costituiscono il tema del libro “La guerra nascosta – L’Afghanistan nel racconto dei militari italiani” di Massimo de Angelis e Giampaolo Cadalanu, editore Laterza.

Share This