Il massacro di Srebrenica

Fu un vero e proprio genocidio compiuto dall’esercito della autonominata Republika Srpska di Boznia Erzegovina nella enclave protetta di Srebrenica presidiata dalle truppe olandesi dell’ONU. Nel corso della guerra di Bosnia Erzegovina, nel luglio del 1995 i soldati comandati dal generale Ratko Mladic penetrarono nella cittadina e massacrarono 8372  bosgnacchi (i bosniaci di religione musulmana) tutti maschi dai 12 ai 77 anni. Li seppellirono poi in fosse comuni. I 600 militari dell’Onu chiesero rinforzi a Sarajevo ma non ricevendoli decisero di non opporsi con le armi. Sembra addirittura che collaborassero a separare le vittime dalle famiglie.

Furono i familiari, fuggiti a Tuzla, a raccontare le scene raccapriccianti che si erano svolte sotto ai propri occhi. Il sottoscritto raggiunse Tuzla da Spalato al seguito di una colonna umanitaria della Cooperazione italiana e intervistò alcune delle donne lasciate in vita. NELLA FOTO: IO ED ETTORE MO, INVIATO DEL CORRIERE DELLA SERA, CON LE TRUPPE ONU SULLA STRADA PER TUZLA

Il Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia condannò all’ergastolo per genocidio sia Ratko Mladic sia Radovan Karadzic, all’epoca presidente della Republika Srpska. Quest’ultimo è rinchiuso nel carcere di massima sicurezza dell’isola di Wiht, in Inghilterra;  Mladic sta scontando la pena in Olanda.

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